La prevenzione allunga la vita




Le modalità dello sviluppo dell’aterosclerosi e delle sue complicanze sono molteplici. Più che delle cause specifiche si possono considerare diversi fattori, detti fattori di rischio cardiovascolare che favoriscono lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Essi sono i fattori di rischio non modificabili quali l’età, il sesso maschile e la familiarità per malattie cardiovascolari; e i fattori di rischio modificabili (su cui si può intervenire) che comprendono l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia), l’aumento della pressione arteriosa (ipertensione), il diabete, il fumo di sigaretta, l’inattività fisica, l’obesità e l’aumento dei livelli ematici di trigliceridi.

L’eliminazione, o almeno una drastica riduzione, di questi fattori di rischio, è il modo per ridurre il rischio di sviluppare un infarto o un ictus cerebrale e costituisce l’obiettivo principale della prevenzione delle malattie cardiovascolari. È quindi fondamentale uno stile di vita adeguato, con un’attenta alimentazione, l’abolizione del fumo, una regolare moderata attività fisica (almeno 30 minuti 5 volte a settimana), ed il mantenimento del peso entro limiti ottimali e con una circonferenza del girovita a valori inferiori a 102 cm nell’uomo e a 88 cm nella donna.

In diversi casi, tuttavia, per alcuni fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, diabete) è necessario ricorrere ad un appropriato trattamento farmacologico. Ricordiamo qui che, in soggetti apparentemente sani, viene considerato attualmente ottimale un valore di colesterolo LDL nel sangue inferiore a 160 mg/dL. I valori di colesterolo totale ed LDL vanno tenuti più bassi (sotto i 130 mg/dL) nei pazienti che hanno altri fattori di rischio, e ancora più bassi (sotto i 100 mg/dL) in quelli affetti da diabete o che abbiano già avuto un infarto o ictus.

Riguardo alla pressione arteriosa, ricordiamo che sono oggi ritenuti ottimali valori inferiori a 130/85 mmHg. Tra i fattori di rischio cardiovascolare emergenti, i più rilevanti e studiati in anni recenti sono gli indici di infiammazione nel sangue, di cui il più semplice e facilmente misurabile è la proteina C reattiva. Anche la sindrome metabolica costituisce una nuova entità che individua soggetti con un rischio particolarmente aumentato di sviluppare malattie cardiovascolari. Essa è data dalla combinazione, nello stesso individuo, di alcuni dei tradizionali fattori di rischio:

ridotta tolleranza al glucosio circonferenza addominale superiore a 102 cm nell’uomo o a 88 cm nella donna (quindi soprappeso o obesità) bassi livelli di colesterolo HDL, il cosiddetto “colesterolo buono” (<40 mg/dL nell’uomo e <50 mg/dL nella donna) trigliceridemia >150 mg/dL pressione arteriosa >130/85 mmHg.



Dott. Franco Del Piccolo

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